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SICILIA LIBERA!

In questo sito ci siamo dedicati più di una volta al commento sul nuovo corso della segreteria Salvini e dei correlati problemi della “discesa al Sud” di un movimento che ha radici nella cultura autonomista/regionalista e specificatamente nella questione settentrionale, che oggi si muove come interlocutore anche in aree geografiche che in passato erano oggetto di un vivace dualismo.
In questo articolo, vogliamo concentrarsi sul rapporto tra le nostre elaborazioni e l’opinione pubblica popolare, prendendo anche come spunto l’ultimo articolo di Andriola su questo sito che giudica effemira ed innaturale l’aspirazione salviniana di raccogliere consensi per la Lega al Sud. Abbiamo parlato più di una volta dell’importanza della riscoperta del concetto di patria come terra dei padri come un elemento basilare. Orbene, questo patriottismo, che inevitabilmente si articola con una forte tradizione regionale, rappresenta più che mai un valore come sano amore per la propria terra e come senso di responsabilità, proprio perché esiste una disgregazione sociale.
Il federalismo non è esperienza storica solo settentrionale ma è elemento storico dell’identità italiana tutta. Ci teniamo a dire, che questo non è un egoismo in versione locale fatto di miopia,allo stesso modo in cui l’amore per il proprio campanile non è odio per quello vicino. Purtroppo la mancanza di responsabilità, la meschinità, l’influsso nefasto di una cultura sradicante e nichilista non aiutano certe cose.
A Nord, non è infrequente scambiare la difesa del territorio con un economicismo localista, ignorando il fatto che la proiezione del primato dell economia non solo ha orizzonti incompatibili col localismo, ma che il “mito” esterofilo liberista sta creando un divario tra elites e una classe media sempre più impoverita. Inoltre va rilevata la confusione tra una giusta riforma federalista e una correzione con le storture stataliste, con un autonomismo prono al liberismo.
Riguardo il Sud, come sostiene giustamente Vincenzo Sofo, una cosa è la carenza dello spirito comunitario con patologie come il familismo amorale, ben altro è riconoscere che dal punto di vista di un localismo conservatore il meridione è certamente più interessante di molte are postindustriali del Nord. È però ammirevole che parte del mondo meridionale non si confronti con gli aspetti più interessanti del movimento delle piccole patrie padano-alpino e in questo va elogiato come esemplare il ruolo di Pietrangelo Buttafuoco sicilano innamorato della sua pur travagliata terra ma capace di dialogare con Terra Insubre. È indubbio che i problemi relativi a queste tematiche siano molteplici, ma ravvisiamo che purtroppo da più parti non esiste la mentalità corretta per affrontarli sia come semplici cittadini, sia come classe dirigente.
L’amore per la propria terra, la responsabilità verso di essa sono basilari, anche in questi complessi passaggi della vita politica. Ma questo sano patriottismo è incompatibile con le mentalità meschine e ignoranti di molti troppi italiani. Per questo invitiamo a coltivare un sano patriottismo, con varie iniziative, sociali, culturali come antidoto avirus, come individualismo, esterofilia e altre citate patologie. Solo cosi la difesa del particolarismo territoriale, tangibile e concreto può essere di beneficio all’Italia, alla sua facciata complessiva, se ognuno curasse il pezzo di quella facciata che il destino, la storia gli ha affidato.
Federalismo quindi, come mentalità e cultura politica, non come strumento ricattatorio e egoista opposto al bene nazionale.
Gianfranco Costanzo

 

SOVRANITÀ E IDENTITÀ LE SFIDE DEL TERZO MILLENNIO

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