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IDEE PER UNA CONFEDERAZIONE DI IDENTITÀ

carta etnolinguistica della padania e aree contigue3 e1423490477279Si è detto e scritto moltissimo circa gli sviluppi dell’ azione politica della Lega Nord targata Matteo Salvini. Molti commentatori, nel definire la linea del nuovo segretario del Carroccio, caratterizzata da un euroscetticismo radicale, da alleanze con alcune realtà politiche di quella che i politologi definiscono destra populista europea al quale va aggiunta Russia Unita e alcune sigle della destra radicale nostrana, e soprattutto dalla presenza nel centro-sud Italia (isole comprese) di un movimento che al leader leghista fa riferimento, hanno sottolineato la discontinuità con la precedente impostazione fortemente imperniata sulla questione settentrionale ed un’identità, quella padana, orgogliosamente contrapposta alla mediterranea Italia peninsulare. Spesso, da più parti si utilizzano termini che esprimono, lo iato esistente, come “Nuova Lega di Salvini”, “Front National italiano”, “Lega Nazional-popolare”, “Fronte delle identità”. Trattasi di termini, che presentano non pochi equivoci e non aiutano la base leghista ad assimilare i passaggi avvenuti. Equivoci, che presentano, spazi per una contro-offensiva avversaria che ha tutto l’interesse che i temi emersi, grazie al lavoro culturale de il Talebano e al coraggio e alle indubbie capacità politiche di Matteo Salvini.
I temi sollevati dal nuovo corso leghista, sono a mio modesto avviso molto importanti e meritano una rigorosa definizione e adeguate parole d’ordine. Come diceva giustamente Stefano Bruno Galli in Le radici del federalismo, la Lega Nord ha proposto un alternativa territoriale ricalcando le esperienze dei partiti di massa. Mentre la politica, diventa immagine e virtualità, il modello leghista ha costruito una realtà concretamente territoriale in forme organizzative, sociali e di appartenenza. Crollano le ideologie, comprese quelle dello Stato Nazionale si aprono gli inquieitanti scenari della globalizzazione, di nuove forme di centralizzazione del potere e nuove ideologie che legittimano tutto ciò, contro il quale il leghismo si batte da tempo. Non è questa la sede per fare una storia del leghismo e dei fenomeni citati. Ricollegandomi al testo di Stefano Bruno Galli, faccio notare che l’autore sottolinea che il leghismo non è solo una rozza protesta o demagogia populista, ma, al contrario, possiede maestri di pensiero di elevato calibro. Galli li raggruppa in due categorie assolutamente integrati: Miglio e Cattaneo esponenti di un federalismo padano basato sulle tradizioni civiche studiate da Robert Puntnam, Chanoux e Salvadori e il correlato federalismo integrale di Denis de Rougement, Guy Heraud ecc ecc. Sempre l’autore individua, nelle vicende della mediovale Lega Lombarda l’origine di un federalismo moderno. Aggiungeremo che, lontano dalla ribalta dei “grandi media”, diverse associazioni culturali di area leghista, hanno rielaborato il pensiero dei padri dell’autonomismo padano-alpino, in una costante e crescente attenzione per le culture locali e per la riscoperta delle piccole patrie. I nomi delle associazioni sono tanto per citarne le più importanti “la Libera Compagnia padana”,”Terra Insubre” “Etnie”.
Sulla base della scorta del lavoro di questa realtà, ci chiediamo perché invece che fare riferimento all’esperienza frontista francese, nel riscoprire la nostra realtà di Padani, non utilizzare concetti della nostra tradizione politica. Potremo anche aggiungere, che “l’esportazione” del leghismo in altre realtà, il fare fronte comune contro un comune nemico, non segni un regresso del leghismo ma, semmai, un successo, nell’intepretare “l’Italia profonda” dei mille campanili, di una storia plurimillenaria e plurale. Giustamente si è parlato di rivalutare il patriottismo distinto dal nazionalismo. Indubbiamente il primo passo è quello di definire la comunità dal localismo. Ma come non dimenticare il prezioso lavoro culturale sul federalismo e etnoregionalismo del mondo leghista? Il nostro fronte identitario si chiama leghismo, che ha saputo raccogliere popoli diversi per difenderne le particolarità. Non si può essere felice, se a questo sano richiamo ad una patria concreta che non sta nella testa ma come diceva De Charette sotto i piedi in spirito federale si aggreghino altre realtà.

 

SOVRANITÀ E IDENTITÀ LE SFIDE DEL TERZO MILLENNIO

COPERTINA SOVRANISTI A MILANO EBOOK

INTERVISTA A MASSIMO FINI E A FABRIZIO FRATUS

 

CONTRIBUTI AL COMUNITARISMO

GianfrancoGianfranco Costanzo - seppur viaggiatore per vocazione, anarchico per carattere, di mille interessi, ritorna alla terra per educazione, per curare quel pezzettino di mondo che si è visto affidato e ritrovarne i valori. Comunitarista e tradizionalista vorrebbe sostituire “ il noi” “all’io”. Si consola pensando che appena la controrivoluzione avra' ristabilito la benevolenza tra le genti ed ritorno alle tradizioni dei popoli, potrà ritornare ai suoi viaggi tra civiltà ancora autentiche.