IL COMUNITARISMO ANCHE NEGLI USA: ROBERT NISBET
Come è noto, il termine comunitarismo è contraddistinto da una varietà di filoni filosofici, sociologici, antropologici, politici e religios, accostati dalla critica all’individualismo. Fortemente presente nella cultura classica e cristiana, esso ha rappresentato nel corso dei secoli una riflessione critica presente nella cultura europea – e dalla fine del 900 in quella nord-americana – riguardo a un aspetto centrale della modernità: la tanto celebrata emancipazione dell’uomo dai vincoli, religiosi, nazionali, locali e familiari, che, oggi sostenuta dal progressismo liberal, porterebbe ad una impoverimento stesso dell’uomo, privandolo di dimensioni ulteriori e più durature del se medesimo, ridotto così a mera entità materiale.
TALVOLTA, PICCOLO È BELLO
Ci lasciava nemmeno due settimane fa Gilberto Oneto, uno dei nomi più noti dell’autonomismo settentrionale. Classe 1946, iniziò la sua attività politica nel decennio settanta ne La voce della fogna, una delle principali manifestazioni italiane delle idee della nouvelle droite transalpina. Si deve invece al periodo degli anni ottanta una decisa sterzata verso il pensiero indipendentista, culminato e sistematizzato solamente molto dopo in L’invenzione della Padania – La rinascita della comunità più antica d’Europa del 1997. Alcuni elementi del suo pensiero continueranno probabilmente per anni ad essere centrali nel nostro dibattito politico.
LA SOLUZIONE AL CENTRALISMO: TORNARE AL SACRO ROMANO IMPERO
In un recente articolo è stata propugnata l’idea, per una politica culturale del nuovo corso salviniano, di associare il programma di riforma federalista nazionale di Gianfranco Miglio con le esigenze sovraniste attuali. Vogliamo perciò in questa sede tornare sul federalismo, che rappresenterebbe una risorsa nel dibattito circa il futuro dell’organizzazione dei territori europei in un contesto multipolare.